Passione

Aforismi

Eugenio Montale

Abbiamo fatto del nostro meglio per peggiorare il mondo.
Ammazzare il tempo non si può senza riempirlo di occupazioni che colmino quel vuoto. E poiché pochi sono gli uomini capaci di guardare con fermo ciglio in quel vuoto, ecco la necessità sociale di fare qualcosa, anche se questo qualcosa serve appena ad anestetizzare la vaga apprensione che quel vuoto si ripresenti in noi.
Ammazzare il tempo è il problema sempre più preoccupante che si presenta all’uomo d’oggi e di domani.
Amo l'atletica perché è poesia. Se la notte sogno, sogno di essere un maratoneta.
Dallo stadio calcistico il tifoso retrocede ad altro stadio: a quello della sua stessa infanzia.
Essere sempre infelici, ma non troppo, è condizione sine qua non di piccole e intermittenti felicità.
Essere sempre tra i primi e sapere, ecco ciò che conta.
Gente che si chiede sempre come impiegare il tempo, gente eternamente in lotta con la noia. Dolore autentico, nel senso antico, e non il moderno spleen dev'essere la loro noia; incapacità di sopportarsi, non perché si trovino di fronte a un loro odioso alter ego, ma perché posti in faccia al nulla assoluto.
Guardiamoci dal regalare una patente di nobiltà intellettuale ad ogni sbadiglio dell'attuale universale noia.
Il genio purtroppo non parla per bocca sua. Il genio lascia qualche traccia di zampetta come la lepre sulla neve.
Il mondo muore di noia, l'impiego del tempo è letteralmente spaventoso. I giovani che si agitano un po' dovunque non se ne rendono forse conto, ma il loro vero problema non è né sociale né economico. A loro non interessa più nulla, ecco il fatto.
Il tempo degli eventi è diverso dal nostro.
In altri tempi i comandanti di navi da guerra andavano a picco con la loro nave dopo aver salvato l'equipaggio. Essi erano i depositari di una responsabilità e per questo erano rispettati. Ma si potrebbe anche immaginare una civiltà che affonda dopo che i suoi capi hanno già fatto le valige.
Io sono qui perché ho scritto poesie, un prodotto assolutamente inutile, ma quasi mai nocivo.
L'arte largisce le sue consolazioni soprattutto agli artisti falliti.
L'attesa è lunga il mio sogno di te non è finito.
L'uomo coltiva la propria infelicità per avere il gusto di combatterla a piccole dosi.
L'uomo dell'avvenire dovrà nascere fornito di un cervello e di un sistema nervoso del tutto diversi da quelli di cui disponiamo noi, esseri ancora tradizionali, copernicani, classici.
L'uomo è come il vino: non tutti i vini invecchiando migliorano, alcuni inacidiscono.
L'uomo, l'uomo-artista crede più o meno in buona fede di aspirare alla libertà, ma nel suo profondo la considera come un'ipotesi disastrosa e, per fortuna, inattuabile.
La caccia e la boxe appartengano alla macelleria, non allo sport.
La moneta incassata nella lava brilla anch'essa sul tavolo e trattiene pochi fogli. La vita che sembrava vasta è più breve del tuo fazzoletto.
La morte odora di resurrezione.
La scienza del cuore non è ancora nata, ciascuno la inventa come vuole.
La vera sede delle religioni è l'Oriente. E, dopo tutto, il cattolicesimo è una religione orientale, che si è diffusa dovunque, ma che forse solo lo spirito di quei paesi può assimilare e accettare totalmente.
La vita deve essere vissuta, non pensata, perché la vita pensata nega se stessa e si mostra come un guscio vuoto. Bisogna mettere qualche cosa dentro questo guscio, non importa che cosa.
Le innaturali concentrazioni metropolitane non colmano alcun vuoto, anzi lo accentuano. L'uomo che vive in gabbie di cemento, in affollatissime arnie, in asfittiche caserme è un uomo condannato alla solitudine.
Lo stadio offre partecipazione non tanto per i suoi magri spettacoli quanto perché è l'aspetto visibile di una grande macchina che implica denaro a palate, scommesse, retroscena di ogni genere, ingaggi, disingaggi, uomini venduti a peso d'oro come merce preziosa.
Ma in attendere è gioia più compita.
Molti affetti sono abitudini o doveri che non troviamo il coraggio di interrompere.
Non riesco a trovare alcun nesso tra una pedata al pallone, o agli stinchi di qualcuno, e il così detto orgoglio nazionale. Piedi e patria per me non sono omogenei: non si fondono.
Occorrono troppe vite per farne una.
Ormai sono abituato a soffrire, e forse ne ho la necessità.
Perché si lavora? Certo per produrre cose e servizi utili alla società umana, ma anche, e soprattutto, per accrescere i bisogni dell’uomo, cioè per ridurre al minimo le ore in cui è più facile che si presenti a noi questo odiato fantasma del tempo.
Piuttosto che fermarsi a mezza via, vale meglio non cominciare.
Qualcuno ha definito la malattia dell'uomo d'oggi come una progressiva perdita del centro. Un tempo l'uomo fu creduto misura di tutte le cose, più tardi si continuò a crederlo misura di tutte le cose, oggi non lo si crede più misura di nulla.
Scopo della vita è quello di "farcela". Gli artisti del piede ce l'hanno fatta, ecco il segreto dell'entusiasmo che destano.
Tutto fa pensare che l'uomo d'oggi sia più che mai estraneo vivente tra estranei, e che l'apparente comunicazione della vita odierna, una comunicazione che non ha precedenti, avvenga non tra uomini veri ma tra i loro duplicati.
Uno dei compiti fondamentali dell'industria è di divertire l'uomo, ossia di divergerlo da quell'otium contemplativo, ch'è il peggior nemico di ogni attivismo.
È molto triste per i superstiti individui che l'arte moderna, nata come tragedia, si sia capovolta in commedia o in farsa.